blog "In viaggio"

Diario di due occhi da randagio, per la strada. E poco importa se sarà a cinque corsie o un sentiero sterrato, costellato di buche dalla partenza al traguardo. Per scagliare lo sguardo tra le policromie del cielo, o specchiarsi nell'acqua e fango di una pozzanghera.

Friday, January 01, 2010

A wish


A tutti auguro tutto il bello e il buono che avete sempre sognato e desiderato. Buon viaggio in questo anno 2010 e in tutti i giorni a venire. Francesco

Wednesday, October 15, 2008

Gio

Tuesday, October 24, 2006

Turchia: Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul. La citta' dai tre nomi






Friday, August 04, 2006

Coca Cola? No, solo Coca. Oppure Pepsi.

(Antigua/Chicimaltengo/El Encuentro/Solola'/Panajachel)


Camminavo tranquillo per i sentieri sterrati di Gringotenango, la citta' degli stranieri, dopo un viaggio di circa centocinquanta chilometri distribuiti quasi per meta' sulla Interamericana e per il resto su una via che come una scala a chiocciola si arrampica attorno ai vulcani circostanti per poi scendere sul lago Atitlan. La citta' e' ufficialmente Panajachel, ma il soprannome e' fedele alla realta', fatta di mestizos e gringos che controllano tutto il centro dell'area, mentre i Maya Cakchiquel e Tz'utuhil scendono a valle dai villaggi sulle montagne, per vendere i loro manufatti agli intermediari e qualche volta direttamente ai turisti. Il sole e l'umidita' danno poca tregua, sforzandomi di respirare quell'aria acquosa riconosco qualche abitante di Solola', un villaggio maya visitato poco prima, unico posto in Guatemala dove gli uomini indossano un particolare tipo di pantaloni rossi. (Solo-la' mi viene da pensare, appunto).

Camminavo molto tranquillo, - dicevo - quando arriva un voce piena di stupore dal bordo della strada:
"Ohhhh,Vespa!"
"Chi...?"
E mi viene in mente che stavo indossando una vistosa maglietta gialla con la scritta "Vespa" sul torace. La voce e' di un uomo che a vederlo ha superato di poco il mezzo secolo, ha una barba lunga come il Terzani degli ultimi anni e indossa due occhiali quadrati. Mi ispira simpatia e mi fermo davanti a lui.
"Ciao sono italiano, vivo qui da tre anni e sono di Taranto."
Non faccio a tempo a replicare che lui va' avanti:
"Come stai? Bello il Guatemala, eh. Ti piace la marijuana buona?"
Il suo tono, da stupito, si e' trasformato in un suono che ce la sta mettendo tutta per risultare fidato e ammaliante. Mi prende una sensazione di antipatia e disagio. Rifiuto, sforzandomi di rimanere neutrale ed educato. E qui parte un monologo:
"Aaah, ho capito. Vuoi della cocaina? Qui e' meravigliosa, fidati.
Sai come sono le stiscie in Italia, no?
(mostra la lunghezza e la larghezza con le dita secche di vecchio uccello rapace)
Qui sono cosi'!
(riducendo le misure).
E sai perche'? Perche' e' pura, e' buona, e' tranquilla. In Italia la tagliano male. Qui e' un'altra storia.
Ho una signora che si' , a guardarla pesera' due quintali ed e' tanto onesta e cortese. Che quando le porto i clienti, poi a me la da' gratis. (
e non capisco se in tanta generosita' gli da' gratis la coca o un'altra cosa. O entrambe).
Quando la prendi sei cosi' tranquillo, stai cosi' bene e cosi' concentrato che puoi fare tutto quello che vuoi. Tutto cio' che ti pare, senza stancarti. E ora vuoi sapere il prezzo, che non si paragona a quelli europei?"

In viaggio, a casa, nella vita si incontrano prima o poi dei farabutti. La gente di qui mi aveva messo in guardia contro gli assalitori, o i ladrones e questa - dunque - proprio non me l'aspettavo.
Macche' guatemaltechi: e' italiano il figlio di puttana che vorrebbe drogarmi e infanga il nome del nostro paese anche qui, dall'altra parte dell'oceano.
E con in bocca un sapore di vergogna/di fogna/di cuoio sporco, attraverso la strada senza consumare altre parole, lasciandolo solo sull'altro lato.
Guardo in alto le facciate delle case-baracca perdendomi nei colori rosso e blu della Pepsi Cola che sono ovunque. Quegli stessi colori che, per ironia del destino o meglio per una beffa della storia che molti continuano a pagare, i Maya utilizzavano per decorare i loro edifici.


Thursday, July 27, 2006

Guatemala, le ultime foto





Flores/Tikal/Ciudad de Guatemala/Antigua

Belize City/Caye Caulker/Flores/Tikal

Wednesday, July 26, 2006

Cancun/Tulum/Chetumal/Orange Walk/Belize City: la collezione di autobus

Verso il Belize

Un ragazzo dai lineamenti nord-europei e' vittima della maledizione di Montezuma, e scarica il suo rumoroso problema nella toilette dell'autobus, tra le risa divertite di una bambina e il volto schifato di chi la accompagna. Il fetore si fa insopportabile e dalla penultima fila mi trasferisco sul sedile dietro al conducente. Adios Mexico, a tra poco, Belize

Bologna/Parigi/Miami/Cancun: di volata

Parigi, un overbooking del volo per Miami, e mi viene offerta una giornata all inclusive piu' 800 Euro se decidessi di partire con un giorno di ritardo, ma la voglia di viaggio e' troppo forte e gentilmente rifiuto. Un ragazzo della security, dopo aver esaminato il passaporto, mi chiama "Hei Materasszzzi!" e accenna a colpirmi con la testa. L'accoglienza a Cancun e' quella di tre tassisti che letteralmente assediano l'uscita dell'areoporto cercando di rapinare 40 dollari per il trasferimento in centro, quando l'autobus a poche centinaia di metri costa dieci volte meno.
La zona hotelera e' sudicia e l'aria tremendamente umida. Parecchi cani si rincorrono nei rigagnoli putridi ai bordi dei marciapiedi. Ancora non ho fatto dieci passi ed ecco che arriva un'offerta per il pernottamento:
"Amigo! Tengo un quarto muy limpio y tranquilo, vamos!"
In effetti non ' male, e per una notte puo' andare benissimo. Faccio per salutare, ma:
"Quieres otra cosas?"
"Que?"
"Putas, marijuana, alcohol..."
Hai capito, consulente affittacamere - cosi' si era definito - e anche spacciatore pappone!
"Gracias, esta bien asi', voy a dormir".

Thursday, July 20, 2006

Un numero (quasi) perfetto

Circa 3 ore per raccogliere l’essenziale, impacchettare e cimentarmi in un’improbabile sistemazione di casa. La canzone “Solo 3 minuti” dei Negramaro alla radio, mentre al telefono ordino una pizza 3 stagioni – non ho voglia di carciofini, stasera. Lo zainetto pesa poco più di 3 chili, bene: ancora quindici a disposizione, che mai saranno raggiunti. Terzo controllo: 3 magliette, 3 paia di calzettoni, 3 mutande. Il resto sarebbe solo di peso. Poi devo volare con 3 aerei, e la possibilità che un bagaglio trasportato in stiva non arrivi a destinazione è parecchio elevata: quindi niente! La chitarra, però, è una compagna di viaggio a cui non riesco a resistere. Nella tasca della custodia 3 fogli con il testo di quelle canzoni che non ho mai imparato a memoria. Una carta stradale e 3 libri. Finito: mi siedo e accendo la TV, che spengo quasi subito, dopo un’occhiata a rai3. Mi accorgo che, tutto intorno, l’atmosfera è familiare. Le 3 stanze di casa sono più scompigliate di prima.
Sono le 3 di notte. Domani parto.