blog "In viaggio"

Diario di due occhi da randagio, per la strada. E poco importa se sarĂ  a cinque corsie o un sentiero sterrato, costellato di buche dalla partenza al traguardo. Per scagliare lo sguardo tra le policromie del cielo, o specchiarsi nell'acqua e fango di una pozzanghera.

Friday, August 04, 2006

Coca Cola? No, solo Coca. Oppure Pepsi.

(Antigua/Chicimaltengo/El Encuentro/Solola'/Panajachel)


Camminavo tranquillo per i sentieri sterrati di Gringotenango, la citta' degli stranieri, dopo un viaggio di circa centocinquanta chilometri distribuiti quasi per meta' sulla Interamericana e per il resto su una via che come una scala a chiocciola si arrampica attorno ai vulcani circostanti per poi scendere sul lago Atitlan. La citta' e' ufficialmente Panajachel, ma il soprannome e' fedele alla realta', fatta di mestizos e gringos che controllano tutto il centro dell'area, mentre i Maya Cakchiquel e Tz'utuhil scendono a valle dai villaggi sulle montagne, per vendere i loro manufatti agli intermediari e qualche volta direttamente ai turisti. Il sole e l'umidita' danno poca tregua, sforzandomi di respirare quell'aria acquosa riconosco qualche abitante di Solola', un villaggio maya visitato poco prima, unico posto in Guatemala dove gli uomini indossano un particolare tipo di pantaloni rossi. (Solo-la' mi viene da pensare, appunto).

Camminavo molto tranquillo, - dicevo - quando arriva un voce piena di stupore dal bordo della strada:
"Ohhhh,Vespa!"
"Chi...?"
E mi viene in mente che stavo indossando una vistosa maglietta gialla con la scritta "Vespa" sul torace. La voce e' di un uomo che a vederlo ha superato di poco il mezzo secolo, ha una barba lunga come il Terzani degli ultimi anni e indossa due occhiali quadrati. Mi ispira simpatia e mi fermo davanti a lui.
"Ciao sono italiano, vivo qui da tre anni e sono di Taranto."
Non faccio a tempo a replicare che lui va' avanti:
"Come stai? Bello il Guatemala, eh. Ti piace la marijuana buona?"
Il suo tono, da stupito, si e' trasformato in un suono che ce la sta mettendo tutta per risultare fidato e ammaliante. Mi prende una sensazione di antipatia e disagio. Rifiuto, sforzandomi di rimanere neutrale ed educato. E qui parte un monologo:
"Aaah, ho capito. Vuoi della cocaina? Qui e' meravigliosa, fidati.
Sai come sono le stiscie in Italia, no?
(mostra la lunghezza e la larghezza con le dita secche di vecchio uccello rapace)
Qui sono cosi'!
(riducendo le misure).
E sai perche'? Perche' e' pura, e' buona, e' tranquilla. In Italia la tagliano male. Qui e' un'altra storia.
Ho una signora che si' , a guardarla pesera' due quintali ed e' tanto onesta e cortese. Che quando le porto i clienti, poi a me la da' gratis. (
e non capisco se in tanta generosita' gli da' gratis la coca o un'altra cosa. O entrambe).
Quando la prendi sei cosi' tranquillo, stai cosi' bene e cosi' concentrato che puoi fare tutto quello che vuoi. Tutto cio' che ti pare, senza stancarti. E ora vuoi sapere il prezzo, che non si paragona a quelli europei?"

In viaggio, a casa, nella vita si incontrano prima o poi dei farabutti. La gente di qui mi aveva messo in guardia contro gli assalitori, o i ladrones e questa - dunque - proprio non me l'aspettavo.
Macche' guatemaltechi: e' italiano il figlio di puttana che vorrebbe drogarmi e infanga il nome del nostro paese anche qui, dall'altra parte dell'oceano.
E con in bocca un sapore di vergogna/di fogna/di cuoio sporco, attraverso la strada senza consumare altre parole, lasciandolo solo sull'altro lato.
Guardo in alto le facciate delle case-baracca perdendomi nei colori rosso e blu della Pepsi Cola che sono ovunque. Quegli stessi colori che, per ironia del destino o meglio per una beffa della storia che molti continuano a pagare, i Maya utilizzavano per decorare i loro edifici.


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